CUOI D’ORO NEL CASTELLO DEL WAWEL
La serie di cuoi d’oro presente nel Castello Reale del Wawel è la più grande collezione in Polonia e una delle principali in Europa. Si trovano in ben dieci sale del castello. Al primo piano decorano le pareti di due sale nella torre chiamata “Zampa di Gallina”, mentre nell’ala nord al secondo piano si possono ammirare nella Sala degli Uccelli, nella Cappella, nella sala di fronte alla loggia, nel vestibolo davanti allo Studio nella torre, nell’ingresso e nella Sala dell’Aquila, nonché nell’ingresso e nella Sala dei Senatori. Oltre all’unicità di queste decorazioni e alla ricchezza dei colori, di grande interesse è la storia che le ha condotte al Wawel.
L’idea di fondo del rivestimento delle pareti delle stanze del Wawel con i cuoi d’oro è legata a uno degli eventi più importanti nella storia della Repubblica del XX secolo, ossia la ricostruzione e il restauro del Castello Reale del Wawel. Nel 1905, dopo aver recuperato il castello dalle mani dell’esercito austriaco, ebbe inizio un processo lungo anni di rinnovamento del monumento. Nello stesso anno fu istituito uno speciale Comitato di Restauro sotto la supervisione dell’architetto Zygmunt Hendel. Nel 1916 fu nominato Direttore del Rinnovamento del Castello Adolf Szyszko-Bohusz, il quale durante i trent’anni della sua attività riuscì a restaurare la maggior parte degli interni del castello.
Quando nel 1916 Adolf Szyszko-Bohusz si trovò ad affrontare l’enorme sfida rappresentata dalla ricostruzione degli arredi interni delle sale del Wawel, considerò prioritario creare una concezione teorica di conservazione per questa realizzazione. Respinse l’idea di ricreare le decorazioni storiche basandosi su informazioni d’archivio, che costituivano l’unica fonte di riferimento per gli interni devastati, nei quali si era conservato solo un numero trascurabile di vestigia dell’arredamento originale. Decise che era opportuno creare nuovi interni che riflettessero il carattere storico ed elegante del castello e ne enfatizzassero lo splendore e il rango in Polonia. Si ipotizzò la creazione di spazi ufficiali, così l’intero Wawel avrebbe ricoperto da quel momento la funzione di edificio rappresentativo della Repubblica appena riacquisita. Il metodo da lui adottato rappresentò più una ricostruzione che una conservazione. Rifiutò le teorie allora imperanti sulla conservazione delle opere d’arte, che puntavano a preservare fedelmente l’aspetto originale dell’oggetto, e allo stesso tempo rifiutò di realizzare le proprie teorie sulla conservazione, che presupponevano l’introduzione di soluzioni moderne e d’avanguardia. I nuovi elementi introdotti negli interni dovevano armonizzarsi con le restanti decorazioni originali e con l’architettura storica. Szyszko Bohusz illustrò la sua teoria per la ricostruzione del Castello del Wawel come “neutrale” e “al di là del tempo”. Gli fu d’aiuto nella sua creazione un viaggio di diversi mesi, durante il quale studiò criticamente le soluzioni di conservazione e adattamento di edifici storici in Europa il cui carattere richiamava il Wawel.
Attribuiva grande importanza all’uso di materiali durevoli, nobili e della massima qualità, la selezione dei quali doveva accentuare la ricchezza dei nuovi interni. I rivestimenti murali, realizzati con cuoi d’oro, si inserivano perfettamente nella sua concezione. I tessuti utilizzati fino ad allora nella tappezzeria per pareti non erano adatti agli interni del Wawel, per via del loro carattere scadente e del colore stucchevole. Considerò il cuoio d’oro un materiale più nobile e adeguato. Ne fu progettata la collocazione in due sale della torre cosiddetta Zampa di Gallina e nelle stanze al secondo piano, che erano state ricostruite nel 1600 in stile primo barocco. Da quel momento, per secoli furono soggette a consunzione, guerre, incendi e restarono vittime della turbolenta storia del castello. Tuttavia, fu l’esercito austriaco che occupava il Wawel a causare la maggior parte dei danni, portando delle stanze del castello alla quasi totale rovina.
Nel 1930, un antiquario viennese di origine polacca, Szymon Szwarc, si recò da lui con la proposta di vendere gli originali cuoi d’oro del palazzo di Moritzburg, vicino a Dresda. Questi cuoi d’oro furono realizzati per più di cinquanta interni della residenza di caccia sull’acqua, durante il suo adattamento a palazzo estivo per Augusto II il Forte negli anni 1723-36. Provengono dal laboratorio sassone fondato alla fine del XVII secolo da Augusto II o vennero anche realizzate dalle botteghe veneziane. Il motivo venne impresso su pelli di capra e vitello molto delicate e morbide, che furono ricoperte con un sottile strato d’argento e applicate sulla superficie con una variopinta policromia. Le tappezzerie di Moritzburg rappresentano un tipo di cuoio d’oro piatto, chiamato “spagnolo”. La città di origine di questi manufatti è Cordoba, situata nel sud della Spagna, dove venivano realizzati da artigiani arabi ed esportati in molti paesi europei. Ebbero il loro picco di popolarità nel XV e XVI secolo, mentre nella seconda metà del XVII secolo la loro produzione in Spagna declinò. I cuoi d’oro a partire dal XVI secolo vennero prodotti anche in Italia, Francia, Fiandre e Paesi Bassi.
Secondo la concezione di Szyszko-Bohusz, i soffitti nelle sale del Wawel dovevano essere modellati su quelli del Castello di Pidhirtsi, ossia con campi riempiti di dipinti con scene allegoriche su tele. I cuoi d’oro dovevano riempire le pareti degli interni dal pavimento al soffitto e armonizzarsi con gli altri arredi. Il tentativo fu quello di adattare i cuoi d’oro di Moritzburg alle stanze del Wawel e per questa ragione nelle sale di maggiori dimensioni era necessario colmare le lacune con nuovi frammenti. Il lavoro su di essi fu affidato a Wacław Szymborski, il quale dirigeva il primo laboratorio di conservazione presso il Wawel. Insieme ad Adolf Szyszko-Bohusz, con cui collaborò strettamente per alcune decine di anni, diede un enorme contributo al restauro del Wawel e alla presenza di una collezione tanto unica di cuoi d’oro del castello. Erano inoltre legati da parentela, in quanto durante gli studi ne sposò la sorella Anna Szyszko-Bohusz, anch’essa pittrice.
Wacław Szymborski si laureò all’Accademia di Belle Arti di Cracovia e completò alcuni mesi di studi di pittura e conservazione in Italia. Era in possesso di molte specializzazioni, perché oltre che di cuoi d’oro, si occupava anche della conservazione di pitture murali e su cavalletto, maioliche e sculture, nonché componeva opere proprie. Era anche noto per diverse altre realizzazioni in Polonia. A Jasna Góra eseguì i cuoi d’oro per la cappella della Regina di Polonia, mentre a Varsavia per la cattedrale di San Giovanni. Uno dei lavori più importanti di Szymborski fu la sua partecipazione alla conservazione del Panorama di Racławice a Breslavia. Insieme alla moglie, Szymborski realizzò il restauro della Pietà di Limanowa e la conservazione dei soffitti policromi della Sala dei Deputati dell’Università di Pittsburgh nel 1939.
Il lavoro sui cuoi d’oro del Wawel si protrasse per oltre vent’anni. Nella Sala dei Senatori Szymborski organizzò un laboratorio composto da una quindicina di persone. Venne predisposta una rigida divisione delle responsabilità. Szyszko-Bohusz era responsabile della concezione generale e del modo in cui venivano esposti i manufatti sulle pareti, mentre Szymborski si occupava della conservazione dei cuoi d’oro di Moritzburg, ne curava la ricostruzione e supervisionava il lavoro della propria squadra e delle legatorie assunte per il montaggio dei rivestimenti sulle pareti. Una descrizione dettagliata delle fasi dei lavori è stata elaborata sulla base delle fonti d’archivio da Ojcumiła Sieradzka-Malec in un suo articolo nel 2013. Già nel 1930, alla legatoria di Łukasz Kruczkowski di Cracovia fu affidato il compito di rivestire con cuoi d’oro le pareti di due sale nella torre Zampa di Gallina al primo piano e della sala di fronte alla loggia. Inoltre, la commissione includeva anche la pulizia dei cuoi, la rimozione delle vecchie colle, l’eliminazione dei parassiti, la stiratura degli elementi e il corretto assemblaggio dei singoli pannelli. Nelle fasi successive del lavoro sulle tappezzerie delle stanze del secondo piano, l’applicazione fu affidata all’impresa di Stafan Iglicki di Cracovia.
Wacław Szymborski creò le nuove integrazioni ai pannelli secondo le antiche formulazioni e basandosi sull’analisi degli originali. La ricostruzione degli originali gli richiese lunghi anni di studio della letteratura disponibile e delle vecchie ricette. Inoltre, durante il suo lavoro al Wawel, compì ripetuti aggiornamenti nell’ambito della pittura e della conservazione in diversi centri europei. Effettuava la concia in prima persona, creava da solo le vernici e realizzava grandi matrici e punzoni con motivi. Il conservatore progettava e produceva anche i propri strumenti per la loro lavorazione. Le pelli conciate venivano fissate su intelaiature con un supporto di tela di lino, poi argentate secondo le ricette originali della colla di pergamena e dorate utilizzando una vernice mescolata con aloe o curcuma. I disegni originali venivano impressi dalla matrice, rifiniti mediante punzonatura e poi veniva verniciata la superficie, che era inoltre sottoposta a invecchiamento attraverso la patinatura chimica. Grazie alla tecnica adottata da Szymborski, distinguere gli originali di Moritzburg da quelli realizzati dal conservatore divenne pressoché impossibile. Una delle questioni più importanti era riuscire ad adattare i colori dei nuovi elementi in modo che non si differenziassero dagli originali. Il restauratore realizzava altresì le bordature e le rifiniture dei rivestimenti, che contribuirono a un eccellente perfezionamento dell’effetto finale e dell’aspetto definitivo del lavoro complessivo. Anche i frammenti originali dei cuoi d’oro dovevano essere sottoposti a interventi di conservazione. Era necessario incollare le crepe formatesi sulla superficie, incollare le lacune, integrare i frammenti danneggiati in modo che fossero indistinguibili dall’originale - e infine ritoccare gli strati di vernice e la doratura.
La superficie complessiva dei cuoi d’oro impiegati in dieci sale del castello è di 1361 m2, di cui circa 564 m2 di rivestimenti originali di Moritzburg e ben 797 m2 di integrazioni realizzate da Szymborski. Unicamente nella Sala dei Senatori i cuoi d’oro furono interamente progettati e realizzati da Szymborski, sulla base di un modello di tessuti del XVI e XVII secolo. In tutte le stanze vennero utilizzati ben 8 diversi disegni, poiché in due stanze della torre Zampa di Gallina e nell’ingresso dell’Aquila con la sala di fronte alla loggia furono applicati rivestimenti identici. I cuoi d’oro di Moritzburg, considerati tardo barocchi, risalgono all’inizio del XVIII secolo. Tutte le tappezzerie sono diverse in termini di colore, ma possono essere suddivise in due varianti – rossa e verde. Il disegno della maggior parte dei cuoi d’oro è relativamente piatto, a differenza del vestibolo davanti allo Studio nella torre di Sigismondo III, nel quale i motivi decorativi sono invece chiaramente in rilievo.
Negli anni 1994-1996, i cuoi d’oro del Wawel furono rinnovati dall’impresa di restauro di Cracovia AC Konserwacja Zabytków Piotrowski, Kosakowski. La conservazione riguardò i cuoi d’oro nella Sala degli Uccelli, nella Camera da Letto, nel vestibolo davanti allo Studio Olandese, nella Cappella e nelle stanze della Zampa di Gallina. Il presupposto di tale opera di conservazione era di limitare gli interventi al minimo necessario e di non modificare la progettazione e la concezione del restauro di Wacław Szymborski. Prima dell’inizio dei lavori, venne accuratamente studiata e analizzata la tecnologia originale dei cuoi d’oro, nonché la tecnologia della ricostruzione degli anni ‘30. La maggior parte delle integrazioni compiute da Szymborski furono lasciate nelle tappezzerie originali di Moritzburg, le parti mancanti furono integrate con nuovi frammenti solo laddove indispensabile e con l’impiego dei punzoni originali degli anni ‘30. L’intervento di conservazione basato sui risultati di Szymborski fu possibile grazie alla collaborazione diretta con Wacław Wagner, che eseguiva anche la conservazione di altre sue realizzazioni. La conservazione procedette in stretta collaborazione con centri europei specializzati nella conservazione dei cuoi d’oro, come il Dipartimento per la Tutela dei Monumenti di Dresda, conservatore del castello di Moritzburg e l’Istituto Centrale di Ricerca sulle Opere d’Arte ad Amsterdam.
dott. Wiktoria Kałwak, storica dell’arte
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